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Incipit

«Bum bum. Due colpi di pistola. Cade ammazzato Vittorio Meano, italiano d'Argentina. Luogo del reato, Buenos Aires. Scena del crimine: calle Rodríguez Peña 30, casa sua».

Alle 9.55 del 1° giugno 1904 cala il sipario sull'esistenza dell'architetto che ha caratterizzato per l'eternità la skyline della metropoli latinoamericana con due segni distintivi dal significato estetico, sociale e culturale: il Palazzo del Congresso e il Teatro Colón. Firmando un'altra opera di enorme impatto visivo e portata civile nel panorama di Montevideo: il Palazzo legislativo.

Il movente appare immediatamente chiaro agli inquirenti, il fattaccio è liquidato in fretta e furia: classico dramma passionale esploso all'interno d'un triangolo scaleno; cuore a pezzi, in tutti i sensi. L'assassino viene pizzicato con il sorcio in bocca: come nei consumati copioni cinematografici di genere, il professionista rientra prima del previsto e sorprende la moglie con l'amante.

L'uccisione è l'epilogo crudele di una bella storia zeppa di tante cose nella breve, travolgente e tragica parabola dalla traiettoria vertiginosa il cui prologo fu scritto 44 anni addietro dai genitori Giovanni Battista Meano e Susanna Favretto a Gravere, in provincia di Torino. Storia di talento, lavoro ed emigrazione; di amore, tradimento e gelosia; con delitto finale e qualche mistero.

Quei dos balazos en el corazón stroncano un maestoso e visionario ingegno dell'arte monumentale e avviano l'epopea di un “signor nessuno”. Scomparso nel nulla, senza lasciare traccia nella memoria del Paese d'adozione e nemmeno labili reminiscenze nella lontana terra d'origine: espulso, rimosso, dimenticato. Cancellato.

Eppure voleva guadagnarsi l'immortalità, Vittorio Meano: è svanito anche il ricordo del suo passaggio. Voleva conquistare il futuro, ha smarrito persino il presente. Voleva attraversare la quotidianità come vivido lampo nel cielo; s'è ritrovato sotto le macerie del passato inopinatamente crollato nel boato di un revolver.

Una vita da romanzo, comunque, che merita di essere ricomposta nelle linee essenziali, cucendo insieme i mille frammenti scovati qua e là per riscoprire un desaparecido.